6 gennaio; intense nevicate lungo il litorale tirrenico-laziale, compresa Roma, nelle Marche, ed il tante altre regioni del centro- sud. In piazza S. Pietro il Papa Giovanni Paolo II celebra l’Angelus sotto la neve.
Neve anche lungo le coste mediterranee della Spagna e della Francia e persino in Marocco, Algeria e Tunisia, sui cui altipiani vi fu un accumulo di quasi un metro. Particolarmente colpite furono le città di Marsiglia e Barcellona. Sul capoluogo catalano la neve rimase al suolo per più di una settimana, cosa che non si verificava dall’800.
7 gennaio; crolla la temperatura anche a Trieste e Genova. In questi due luoghi si registrano temperature minime rispettivamente di -8°C e di -6,8°C. l’effetto mitigatrice del mare risulta anientato in quanto gela la laguna di Venezia e di Marano Lagunare. A Fusine laghi si registra il record assoluto del freddo registrato di quel periodo, con una temperatura di -33°C, Livigno con -31°C, Parma arriva a -21°C.
Veduta del canal grande a Piazza S. Marco completamente ghiacciato. Sembra la veduta di una città sul mare del nord; si tratta di Venezia.
8 gennaio; continuano le nevicate su Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Pianura orientale. La precipitazione nella pedemontana pordenonese iniziò nel primo pomeriggio e proseguì sino a notte inoltrata. Nevicava con temperature attorno ai-2°C,-3°C e l’accumulo si attestò sui 10 cm circa. Temperature rigide in Alto Adige con -30°C a Dobbiaco, -23°C a Cortina D’Ampezzo, -27°C a S. Stefano di Cadore e -31°C a passo Pordoi. Cominciarono a gelare anche i fiumi come il Po, l’Arno ed alcuni fiumi marchigiani. Foggia raggiunge il record assoluto del freddo mai registrato, -10,4°C.
Una fontana ghiacciata a Vicenza città La cronaca di allora descriveva con titoloni l'ondata di freddo
9 gennaio; 40 cm di neve a Firenze, 60 cm nella val di Cecina, cadono 30 cm a Bologna in poche ore. Ancora neve su Roma e Napoli (10 cm), su Capri e su tutte le città della costa campana. Neve storica a Cagliari dove si era registrato una minima di -2°C. L’isola viene investita da tormente di neve in stile “blizzard” e nelle zone interne a quote collinari si superano i 50-60 cm di apporto nevoso.
Nel corso della giornata la perturbazione termina i suoi effetti, ma la neve caduta al suolo produce un effetto albedo considerevole e responsabile, nelle notti successive dei record storici in negativo verificatisi in svariate aree italiane.
10 gennaio; a Piacenza si misura il record negativo di -22°C, l’Arno è ghiacciato completamente, -16°C a Firenze(primato che verrà presto battuto), -15°C a Pontedera. Ma ad Udine si scende a -16°C a Verona a -18°C a Venezia a -12°C, Milano -13°C e Torino -14°C. In pratica le temperature in negativo a doppia cifra si sprecano. Tutto questo si verificava in maniera anomala dalle nostre parti, mentre in Islanda e Scandinavia per effetto dell’ allungamento dell’anticiclone delle Azzorre a livelli non consueti per lui, vivevano una primavera anticipata. Il tutto si è capovolto in modo che le temperature a loro consoni si stavano verificando in Italia. Ma le cose non finirono qui. Si stava preparando un ulteriore affondo freddo artico simile a quelli già vissuti nei giorni precedenti ma con l’unica eccezione che ormai tutta Italia era ridotta ad una ghiacciaia e che il nuovo freddo non poteva che peggiorare una situazione già precaria.
Arriva un ulteriore impulso freddo ad alimentare l'aria fredda gia presente da giorni al suolo.
11 gennaio; la minima dell’aereoporto di Firenze precipita a -22,2°C, l’Arno gela completamente. In pianura Padana la stazione di Brescia Ghedi scende a -19,4°C stabilendo così il nuovo record assoluto di freddo, mentre la stazione metereologica di Verona Villafranca raggiunge una temperatura minima di -18,4°C eguagliando lo storico record del 15 febbraio 1956: Gelo storico anche in Emilia Romagna con minima assoluta di -19,4°C a Ferrara. Più a sud, freddo intenso anche a L’Aquila con -23,4°C, a Rieti con -20,0°C e Frosinone con -19,0°C.
12 gennaio; complice il cielo sereno e l’effetto albedo, a Firenze Peretola si raggiungono i -23,2°C. In Romagna viene misurata una minima assoluta di storica di -19,0°C a Forlì di -17,2°C a Rimini e -16,5°C a Cervia, nel frattempo si avvicina una intensa perturbazione.
13 gennaio; arriva la perturbazione mentre la Sardegna era già uscita dalla morsa del gelo grazie all’arrivo delle correnti di scirocco. A Bologna la minima era di -14°C ed a Milano di -12°C, intanto ricomincia a nevicare in Toscana, a Firenze 8 cm. A Pisa 5. Tuttavia la precipitazione comincia a perdere d’intensità e spostandosi verso il centro-sud inizia a cadere sotto forma di pioggia. Nel frattempo le nevicate si spostano dalla Liguria a tutta la pianura Padana sino ad allora poco interessata dagli eventi nevosi.
14-17 gennaio; un ciclone centrato sul mare di Corsica spinge aria calda africana sopra il poderoso cuscinetto di aria fredda preesistente al suolo, si scatenò un’autentica bufera di neve. In Friuli la precipitazione ebbe inizio nelle ore serali della domenica 14 quando fiocchi secchi attecchiscono al suolo sin da subito. Si percepisce che la cosa diventerà seria, in quanto dopo già due ore di precipitazione ci sono oltre 10 m di neve farinosa a terra. Le strade durante la notte diventano impraticabili e la circolazione va in tilt in quanto alla riapertura delle fabbriche i pendolari si trovano di fronte ad un apocalisse bianca. Lunedì 15 si sono depositati circa 40 cm di neve ma la precipitazione insiste con intensità paurosa.
La piazza di Budoia nella mattina di luned' 15
gennaio. Aveva nevicato tutta
La piazza di Aviano
la notte ed al risveglio...un candore avvolge il paese. durante il giorno stesso
e parte del sucessivo ne cadrà altrettanta.
La temperatura misurata con rudimentali termometri da muro indicava -2°C, l’ideale per una nevicata. Nevicò per tutto li giorno sino alle prime ore della sera, poi pausa. Sul territorio del paese di Budoia si contano 60 cm di neve fresca. Le cronache locali del tempo, segnalavano dai 30 ai 40 cm di neve caduta sulla pianura friulana. Le zona maggiormente beneficiavano dello stau orografico per le intense correnti fredde al suolo da est, che hanno contrastato con quelle provenienti in quota da scirocco, le ultime scorrevano sopra delle prime e la risultante fu esplosiva. Bisognava tener conto anche del fatto che tutto il mediterraneo si era raffreddato, nord africa compreso e quindi le correnti benché provenissero dai quadranti meridionali avevano mantenuto per gran parte dell’evento una componente fredda. Contemporaneamente nelle altre zone del nord Italia la situazione non è molto diversa. Cadono 20 cm a Genova, 30 cm a Verona e Venezia, 40 ad Udine Treviso e Padova, 55 a Vicenza, 60 cm a Belluno e e Varese e 65 a Como. A Milano 70 cm e addirittura 130 a Trento. Al risveglio di martedì 16 le cosa non cambiano, la precipitazione aveva ripreso con la stessa intensità del giorno precedente. I problemi logistici erano gravi. Non si riusciva a mantenere pulite le strade e i vicoli dalla neve causa l’intensità della precipitazione. Però una cosa si diversificava dai giorni precedenti. La consistenza della neve era diversa, non era più composta da fiocchi leggeri e morbidi. Iniziava ad appesantirsi, era sciroccosa. Cadeva a falde larghe sinché nel primo pomeriggio si trasformò in pioggia che durò per altre 24 ore. Alla fine l’accumulo totale dei 3 giorni si attestò sui 70 cm. Nel resto della pianura padana soprattutto in quella centro occidentale, il manto nevoso continuava ad accumulare. A Milano caddero 100 cm, 110 a Como e 150 a Trento.
Ancora una strada innevata ad Aviano La neva pesante caduta dai tetti ha creato non pochi danni.
La pesantezza della neve sciroccosa,
determinò alcuni crolli di strutture e tetti in tutto il
nord-Italia, soprattutto nel triveneto, dove maggiore si era fatto
sentire il peso dello scirocco. Sulle regioni centro meridionali sono
invece le abbondanti piogge, anche a carattere temporalesco, a
caratterizzare la scena metereologica. Viene monitorato continuamente
da esperti il territorio per il rischio alluvioni, amplificato dallo
scioglimento delle nevi precedentemente cadute. Ma ecco il filmato
relativo al riassunto del periodo gelido di allora, tratto da un Tg2
che descriveva la gravità ed eccezionalità della
situazione con apporti visivi, diretti.